Altolà dell’Europa alla plastica: “Bandite bottiglie e cannucce”

TUTTI gli imballaggi di plastica sul mercato dell’Ue saranno riciclabili o riutilizzabili entro il 2030, una serie di prodotti prodotti monouso verranno vietati, l’utilizzo di sacchetti di plastica monouso sarà ridotto e l’uso intenzionale di microplastiche – da 75 mila a 300 mila tonnellate immesse ogni anno nell’ambiente europeo – sarà limitato. L’Italia per una volta può vantare una indiscussa leadership normativa, essendo stata la prima a mettere al bando gli shopper di plastica (2011) non biodegradabile, i cotton fioc non biodegradabili (2017) e le microplastiche nei cosmetici (2017). Adesso la Commissione Europea ci segue e ha presentato la sua proposta di direttiva contro l’inquinamento da plastica, che dovrà essere approvata da Europarlamento e Consiglio Europeo. Mira a ridurre l’enorme quantità di plastica – tra le 150.000 e le 500 mila tonnellate a secondo delle stime – che dall’Europa, che ne produce 25.8 milioni ogni anno con 1.5 milioni di occupati, finisce nei mari e li inquina. Le nuove regole prevedono il divieto di commercializzare determinati prodotti di plastica monouso, dove esistono alternative facilmente disponibili ed economicamente accessibili. Il divieto si applicherà a bastoncini cotonati, posate, piatti, cannucce, mescolatori per bevande e aste per palloncini, tutti prodotti che dovranno essere fabbricati esclusivamente con materiali sostenibili. I contenitori per bevande in plastica monouso inoltre, saranno ammessi solo se i tappi e i coperchi restano attaccati al contenitore. Entro il 2025, gli Stati membri dovranno raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso, per esempio con sistemi di cauzione/deposito. I produttori dovranno invece contribuire ai costi di gestione dei rifiuti e delle misure di sensibilizzazione dei consumatori per i seguenti prodotti: contenitori per alimenti, pacchetti e involucri per patatine e simili, contenitori e tazze per bevande, mozziconi di sigaretta, salviette umidificate, palloncini e borse di plastica. Per quanto riguarda gli attrezzi da pesca, che rappresentano il 27% dei rifiuti sulle spiagge, si vuole creare un regime di responsabilità per i produttori che, nel prezzo, dovrà includere i costi della raccolta e dello smaltimento, oltre ai costi delle campagne di sensibilizzazione. «E’ un passo essenziale nella giusta direzione» osserva il Wwf. «E’ fondamentale eliminare al più presto tutti quegli oggetti per i quali sono già disponibili alternative» aggiunge Greenpeace, mentre Legambiente definisce la mossa un primo fondamentale passo, ma da potenziare: «Mancano, ad esempio, norme sui bicchieri di plastica usa e getta e sull’eliminazione di sostanze tossiche. E l’assenza di obiettivi specifici di riduzione per gli Stati membri rischia di essere controproducente».

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