«Maxi-inceneritore, col nuovo progetto fino a 30 assunzioni»

Arezzo

UN PROGETTO che secondo il numero uno di Aisa Impianti «richiede tra le 20 e 30 unità in più, formate e specializzate», spiega Giacomo Cherici. «Attualmente siamo 40 unità» aggiunge. «L’azienda da luglio 2017 non è più un inceneritore, ma una centrale di recupero di energia e di materia. E’ comunque necessario allinearci agli obiettivi di recupero energetico dei migliori impianti del Nord Europa, quindi verrà ottimizzata l’attuale camera di combustione come descritto nel documento principale pubblicato sul sito della regione», scrive Aisa Impianti. «RELATIVAMENTE a questo punto è un obbligo di legge esprimere la forbice fra il massimo ed il minimo quantitativo che è possibile recuperare energeticamente in funzione dei materiali di scarto con il minimo ed il massimo potere calorifico (massimo: 75mila, minimo: 49,5mila). Nella realtà dei fatti, come ampiamente documentato nel progetto, sono 15mila le tonnellate da aggiungere alle 45mila attuali e che corrispondono agli scarti delle lavorazioni delle raccolte differenziate», aggiungono in riferimento al termovalorizzatore. «LA REALE ESIGENZA è centrare l’obiettivo di legge del 70 % di raccolta differenziata e senza impianti non si può perché avrebbe costi ambientali ed economici altissimi», sottolinea Aisa. «La carenza di infrastrutture come Aisa impianti è qualcosa di cui preoccuparsi che porta inesorabilmente verso l’emergenza rifiuti. Recupero di materia, di energia, biometano, formazione, colture floreali in serra sono ad esclusivo beneficio della nostra comunità locale», spiegano. «Concludiamo ribadendo che il progetto dimostra che non vi sono spazi per altre realtà toscane, come Firenze, che hanno bisogno di quantitativi di smaltimento 10 volte superiori alle nostre capacità, in parole povere termovalorizzatori di capienza tripla rispetto alla nostra».

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