I mille usi della plastica: riciclare è meglio che bandire

Un aumento del20.000% in 40 anni: è quello stimato perla produzione di plastica nel mondo, passata dai due milioni di tonnellate del 1955 ai quasi 40o del 2015. Ancora più curioso notare che nel 1963 la cifra era di circa 18 milioni, sempre di tonnellate: in quell'anno Giulio Natta ricevette il Nobel per la chimica per la scoperta dei polimeri isotattici, che lo fecero passare alla storia come "l'inventore della plastica" nelle forme in cui la conosciamo da allora. Quando il grande scienziato morì, nel 1979, laproduzioneera arrivata a 7o milioni di tonnellate. La crescita esponenziale ci fu a partire dagli anni 8o e chissà cosa commenterebbe Natta. Forse sarebbe al lavoro da anni a nuovi tipi dipolimeri, altrettanto resistenti, ma anche biodegradabili. O almeno riciclabili in modo più efficiente. Perché il tema è questo: i milioni di tonnellate di cui parliamo (i dati sono riportati in un'inchiesta del Guardian alla fine del 2018) stanno sommergendo le terre che abitiamo e, forse ancora più grave, stanno stravolgendo fiumi, laghi e mari, con conseguenze catastrofiche sui relativi ecosistemi. Quadroallarmante L'aggettivo non sembri esagerato: ogni giorno sentiamo notizie dibalene spiaggiate perché soffocate dallaplastica che hanno ingerito, dimicroplastiche maismaltite chevengonoritrovate, in compagnia delle sostanze chimiche, nocive, di cui sono fatte, nella catena alimentare al vertice della quale c'è l'homo sapiens. Il cerchio si chiude: siamo causa e vittime del male, allo stesso tempo. Parlando solo del nostro Paese, il 50% del pescato è fatto da rifiuti di plastica e l'85% dei rifiuti nei mari italiani sono materie plastiche provenienti dalle città. Della gravità della situazione si è accorto il Parlamento europeo (non la Commissione però), emanando una direttiva che vieta l'uso di plastica monouso, come cannucce, stoviglie, contenitori per fast food, entro il 2021: per smaltire una cannuccia o un cucchiaino utilizzato per un solo caffè ci vogliono circa 200 anni. Ma ci vorrà del tempo perché la direttivavengarecepitadaivari Stati e quello del novembre 2018 è stato un accordo frutto di molticomprome ssi e che potrebbe essere ridiscusso dal nuovo Parlamento che eleggeremo a maggio. C'è ancora tempo, forse, per riflettere sulle alternative a un bando tout court, perché l'economia circolare presenta moltipiù vantaggi della logica dell'usa e getta. Puntare sul riciclo. Poiché, come dice l'ammiraglio William McRavennel be stseller mondiale Fatti il letto, sono igesti quotidiani che possono cambiarele nostrevite e forse il mondo, in attesa di leggi e progressi scientifici, si possono intensificare riciclo e raccolta differenziata. I135,9% della plastica prodotta nel mondoviene usataperimballaggi, seguono il settore delle costruzioni (16%), il tessile (14,5%) e i prodotti di largo consumo (10,3%). In Italia ad esempio vengono prodotti 22,2 milioni di tonnellate di imballaggi ogni anno, ma solo 1131% viene riciclato (dati Corepla). L'Unione europeaha come obiettivo di arrivare al5o%di riciclo entro 112020. Raggiungerlo sarà possibile solo se ognuno di noie più aziende possibile (si veda l'articolo a fianco) faranno la loro parte. La «plastic footprint» personale Siccome tutte le rivoluzioni sono per almeno un quarto fatte di realtà - parola del rivoluzionario russo Michail Bakunin - quella ambientalista non può che iniziare dalla presa di coscienza diuna re altàquotidiana incui la plastica ha unruolo ancora troppo centrale. Dallo spazzolino da dentiall'involucro dei biscotti che si mangiano a colazione, fino alla cannuccia con la quale sibeveun succo di frutta. Senza pensare ai bicchieri di plastica spesso utilizzati nelle mense delle scuole e delle grandi aziende, fino alle centinaia di migliaia di bicchierini monouso nei quali, giorno dopo giorno, milioni di persone sorseggiano thé o caffè acquistati nei distributori automatici. L'elenco è lungo e dettagliato, ma è proprio apartire dai dettagli che sipossono modificare le proprie abitudini di consumo, facendo ameno dellaplastica. Valutare lapropria plasticfootprint, ovvero l'impronta che si las cia sul pianeta utilizzando la plastica è il primo passo. Quello successivo comporta I POLIMERI «AMICI» Non solo cannucce e posate Sarebbe di fatto interminabile l'elenco degli oggetti che incontriamo nella vita di tutti i giorni prodotti a partire da materiali polimerici di sintesi (cioè, di plastica). Tessuti, calzature, occhiali, giocattoli, articoli da usare in spiaggia o per attività sportive. Per non parlare di strumenti musicali, apparecchi perla riproduzione del suono, mobili e complementi d'arredo, supporti informatici e molto, molto, molto altro ancora II mondo post celluloide Inventata nel 1868, è l'antenata di altre plastiche, come bachelite, nylon, vinile e silicone, materiali che «hanno esercitato un profondo impatto sulla nostra psiche», come scrive Mark Miodownik nel divertente saggio divulgativo La sostanza delle cose (Bollati Boringhieri). Il vinile ha cambiato la storia della musica, ad esempio, e senza lycra e altri elastomeri quasi tutti i vestiti ci sarebbero larghi e sarebbe molto più facile che ci cascassero a terra mutande e calze Le alternative ci sono e non solo perché sono (o saranno) imposte dallalegge. Ma p erché sono espressione di uno stile divitache ha fatto dell'attenzione all'ambiente un tratto distintivo e cool allo stesso tempo. Più cresce la domanda dei consumatori - sempre più conscious, specialmente le generazioni under40 -, infatti, più le aziende studiano prodotti alternativi in termini di funzionalità, peso ed estetica. Un valido alleato nella trasformazione "plastic-free" della quotidianità. Dalle ecobottigiie alle shopper È il caso delle borracce: un tempo riservate al mondo sportivo, oggi si portano in ufficio per ridurre l'uso delle diffusissime bottigliette di plastica. Le proposte sono diverse: Chilly's Bottles promuove dal 2010 la diffusione di prodotti riutilizzabili (borracce, ma anche tazze e contenitori per il cibo); 24 Bottles è un marchio bolognese che produce ecobottiglie "urban", piùpiccole eleggere, e "clima" che mantengono, adatte, essendo in acciaio, abevande calde o fredde. Da qualche stagione 24Bottles espone a Pitti, fiera della moda maschile: le sue bottiglie, come le Chilly's, non sono solo un accessorio funzionale, ma decorato, da esibire, oltre che da usare. Quasi un oggetto di designlaborracciaRipples, firmata da Ron Arad p er Guzzini. Di o rigini spartane, ma evolutesi a loro volta in versioni colorate e adatte a ogni gusto estetico, le bottiglie in plastica pensate per chi fa sport da Nike, Adidas, Puma e da moltissimi altri brand. Sostituire un prodotto monouso con uno riutilizzabile è pos sibile su più fronti: idispenserdelsaponeliquidoin ceramica, per esempio, sono sempre più diffusi, come sono ritornate in auge le saponette (da quelle super chic di Dyptique a quelle eco-bio di Lush). E che dire delle shopperin tessuto come alternativa ai tradizionali sacchetti della spesa (che per legge non poss ono comunque più essere di plastica): lavabili, resistenti e, perché no, modaiole. Un piccolo gesto e, insieme, un passo avanti nell'alleggerimento della propria plastic footprint quotidiana. Installazione. Gigantesco squalo fatto di bottiglie di plastica ed esposto nel luglio del 2018 all'interno del Rizhao Ocean Park, nella provincia orientale cinese dello Shandong. Si calcola che ogni anno vengano buttate negli oceani circa 12 milioni di tonnellate di plastica, in forma, in stragrande maggioranza, di oggetti monouso, come appunto le bottiglie per acqua e bibite.

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