Il Programma regionale di sviluppo toscano vira verso l’economia circolare

Dopo il primo via libera in commissione Affari istituzionali incassata due mesi fa (dopo essere stata presentata a metà maggio, come abbiamo dato conto su queste pagine), ieri la proposta di legge presentata in Consiglio regionale per indirizzare con più decisione la Toscana sulla strada dello sviluppo sostenibile e dell’economia circolare è stata definitivamente approvata: 22 voti a favore e 10 astenuti per la pdl che vede come prima firmataria la consigliera e vicepresidente del gruppo Pd Monia Monni (nella foto, ndr).

Come spiegano dal Consiglio regionale, la legge approvata prevede che la programmazione regionale attui tale transizione individuando obiettivi e contenuti minimi nel coordinamento dei piani settoriali regionali con il Programma regionale di sviluppo (Prs): a tal fine la Giunta dovrà presentare al Consiglio una specifica proposta entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge. Nel primo Documento di economia e finanza (Defr), successivo all’entrata in vigore della legge, dovranno invece essere presentate le modifiche al Prs.

Secondo la consigliera Monia Monni, il testo appena approvato configura un «un’opportunità per governare in modo uniforme la transizione verso l’economia circolare, un punto di equilibrio tra sviluppo e sostenibilità, una legge profondamente innovativa. Non ci occupiamo soltanto di rifiuti, l’economia circolare è un modello di sviluppo. Abbiamo la presunzione di avviare un percorso di cambiamento. Scegliamo di prendere una posizione netta, non ideologica, opponendoci a un modello di decrescita, immaginando invece un tipo di crescita che non distrugga le matrici ambientali».

Un obiettivo verso il quale anche le opposizioni non si dichiarano (naturalmente) contrarie, ma al quale controbattono lamentando una mancanza si pragmatismo. «Non basta aggiungere le parole economia circolare nel Prs, la proposta di legge del Pd sembra ineccepibile, ma bisogna guardare ai fatti: in Toscana l’economia circolare non si fa. Altre regioni, come Veneto e Lombardia sono molto più avanti in questo processo», secondo Elisa Montemagni (Lega), sulla stessa linea di Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia), che parla di «principio alto e ancora astratto. Sull’economia circolare siamo tutti d’accordo, diversa è la declinazione di questo principio. La normativa europea, ad esempio, non esclude i termovalorizzatori, l’economia circolare come la pensiamo noi non elimina gli inceneritori».

In chiusura del dibattito, l’assessore regionale all’Ambiente Federica Fratoni valuta invece – riprendendo le parole della consigliera Serena Spinelli (Art.1-Mdp) – che «introdurre un principio di carattere culturale e orientare le politiche verso un nuovo modello di sviluppo è una scelta di campo assolutamente radicale. Bisogna sostenere le aziende nei processi di innovazione – aggiunge – Dobbiamo creare le condizioni perché la scommessa degli imprenditori trovi terreno». Una sfida importante, viste le numerose criticità segnalate dagli imprenditori toscani lamentando la mancanza sul territorio degli impianti necessari a gestire il ciclo integrato dei rifiuti (ad esempio: qui, qui e qui): è proprio in questo contesto che la Regione ha annunciato la revisione del Piano rifiuti e bonifiche (Prb), del quale si attendono gli sviluppi.

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