«Nuovo patto sociale o uscita dal gestore unico»

«SE ESISTE una chiara volontà delle amministrazioni locali di acquisire le quote detenute da Sta in Sei Toscana, la nostra società è disponibile a valutare finanche una cessione integrale delle stesse»: fronti sempre aperti e in movimento intorno a Sei Toscana, gestore unico dei rifiuti della Toscana Sud. Dopo le tante polemiche fra soci pubblici e privati, è Sta spa, azionista privato di maggioranza relativa, a scrivere ai sindaci di Siena, Arezzo e Grosseto e ai Comuni sede di impianto, rivendicando il proprio operato. E anche la propria posizione, in caso di possibili scalate dall’esterno al gestore unico: il riferimento è ad Estra, ‘entrante’ nei servizi ambientali dalla porta di Ecolat (di cui ha acquisito il 12%), altro socio privato di Sei. «Le buone pratiche gestionali ed industriali nei servizi pubblici locali – si legge nella lettera firmata dall’ad Stefano Carnevali e dal presidente Matteo Frosini – non discendono direttamente dalla proprietà, pubblica o privata, delle imprese chiamate a gestire i servizi, quanto invece da una forte capacità, quella sì pubblica, di svolgere le funzioni di indirizzo, regolazione e controllo. Leggiamo adesso che l’indirizzo prevalente pare essere quello di una ripubblicizzazione dei servizi. Segnaliamo casomai la stranezza che questo obiettivo sia portato avanti attraverso due società, Siena Ambiente e Aisa, che sono proprio quelle che hanno determinato la perdita della maggioranza pubblica in Sei Toscana (non esercitando il diritto di prelazione sulle quote della grossetana Coseca) e hanno poi definito un’alleanza strategica proprio con le due società, Cooplat ed Ecolat, che hanno originariamente spostato gli equilibri societari di Sei e che sono tutt’altro che pubbliche».PREMESSO ciò, Sta spa si dice disposta a facilitare il ritorno in mani pubbliche del gestore Sei, pur in virtù di una posizione legittima di dominio nella governance: Sta detiene direttamente il 35% di Sei Toscana ed è socia al 40% di Csai e Siena Ambiente che detengono insieme un ulteriore 40% del gestore unico. Il patrimonio di Sei Toscana è dunque per oltre il 50% riferibile a Sta. Dunque qualsiasi manovra esterna dovrà passare da qui: «L’unica cosa che chiediamo – fa sapere Sta – è che ciò avvenga nell’ambito di una corretta e lineare negoziazione tra le parti interessate e non invece a seguito a impropri interventi istituzionali o manovre societarie opache con il coinvolgimento di altri operatori industriali del territorio». E c’è anche la chiamata in causa di un’«Autorità di ambito (Ato)» che nell’«incredibile confusione di ruoli interviene totalmente al di fuori delle proprie competenze chiedendo una modifica del sistema di governance in Sei». In sintesi «Sta non intende opporsi, né ostacolare l’attuazione delle politiche che legittimamente gli esponenti del territorio vorranno adottare – fa sapere Sta ai sindaci –. Siamo disponibili sia a ridefinire un nuovo patto di governance nell’ambito di una ritrovata coesione tra i soci, ma anche, all’opposto, a valutare la totale uscita dalla compagine sociale. L’unico vincolo da parte nostra è il rispetto degli interessi sociali che rappresentiamo».

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