Rifiuti, Italia a due velocità

Ottime performance economiche ed ambientali nel Nord Italia grazie al binomio "riciclaggio/termovalorizzazione" (come accade nel Nord Europa), mentre nel Centro ed in particolare nel Sud sussistono peggiori performance economiche ed ambientali grazie alla formula "poco riciclaggio, impianti di selezione, discarica" (cosi come accade nei Paesi del Sud Europa e nei Paesi in via di sviluppo).Nel Nord Italia si fa il 65% di raccolta differenziata, il 25/30% di termovalorizzazione (quindi discarica quasi zero), e si spende 271 euro per famiglia all'anno. Il Sud Italia fa il 37,6% di raccolta differenziata, non ha praticamente impianti di termovalorizzazione e va in discarica per due terzi dei rifiuti, spendendo 363 euro a famiglia. Questi i dati principali che emergono dal Green Book, il rapporto sulla gestione dei rifiuti urbani in Italia a cura della Fondazione Utilitatis in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti e realizzato per Utilitalia (che riunisce le aziende operanti nei servizi pubblici dell'acqua, dell'ambiente, dell'energia elettrica e del gas). Cifre che parlano chiaro e che danno l'idea di come nel settore dei rifiuti il Paese sia diviso a metà: per lo smaltimento in discarica, il Sud è al 62% del rifiuto urbano residuo a livello nazionale, mentre la situazione si capovolge sugli impianti di recupero energetico, concentrati al Nord dove viene trattato il 69%, il 12% al Centro e il 19% al Sud.Ma il Green Book prova anche a spiegare il perché di questa situazione così chiara. Il Nord ha scelto un modello di gestione industriale e moderno, il Sud no. Al Nord un terzo degli abitanti è gestito da aziende quotate in Borsa, al Sud zero. Al Nord il 50% degli abitanti è servito da aziende pubbliche o miste, al Sud solo un terzo. Al Nord le gestioni in economia non esistono più, al Sud servono due terzi degli abitanti. Al Nord i gestori sono ormai qualche decina, al Sud qualche centinaio. Un altro dato interessante riguarda la dinamica dei costi, che dal 2014 in Italia non crescono più, con una media pari a circa 310 euro a tonnellate. È vero al tempo stesso che i differenziali regionali di costo continuano ad essere molto diversi: Sud a 360 euro e Nord a 270 con il Centro intorno a 330. Il settore ambientale dei rifiuti si conferma una grande azienda verde nazionale, con 12 miliardi di euro di fatturato, 90.000 dipendenti, quasi 600 aziende, bilanci in utile e redditività alta, investimenti in crescita. Un'industria nazionale al centro della green economy e della sfida dell'economia circolare lanciata dall'Unione Europea per l'uso efficiente delle risorse e dell'energia. Tra le cattive notizie, l'elevata frammentazione gestionale diffusa (il 55% delle aziende, quelle piccole, si divide solo il 10% del mercato, il 3% delle aziende, le grandi, il 37%); la poca concorrenza (le gare per il servizio di fatto sono state fatte solo in Toscana - tutta - un po' in Umbria ed Emilia Romagna, pochissimo in Veneto, Marche e Sicilia),pesa su efficienza e qualità del servizio; la dotazione infrastrutturale, insufficiente e sbilanciata verso il Nord. Il fabbisogno di investimenti in Italia è stimato in 4 miliardi di euro per la raccolta differenziata. Si investe sempre di più - nel 2017 il trend degli investimenti in raccolta sono aumentati del 73% rispetto al 2012 - ma ancora non basta. Lo sforzo da fare è enorme per realizzare impianti per il riciclaggio della frazione organica e della frazione secca, per il recupero energetico e per le discariche. Probabilmente 20/30 miliardi di euro nei prossimi 10 anni. Intere aree del nostro Paese sono prive degli impianti necessari e sopravvivono con discariche o con impianti di selezione da cui escono rifiuti prodotti da altri rifiuti che vanno nel Nord Italia o nel Nord Europa. Insomma il Green Book ci fornisce indicazioni chiare e adeguate ad orientare le politiche dei prossimi mesi e dei prossimi anni: sostegno agli investimenti, promozione di riciclaggio e recupero energetico, efficienza gestionale e rafforzamento delle imprese, concorrenza e non da ultimo il superamento della frammentazione.

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