Bonifica dall’amianto, il nuovo bando è pronto ma i rifiuti non sappiamo ancora dove metterli

È stato pubblicato il nuovo bando del ministero dell’Ambiente (decreto 562/2017) che assegna 16 milioni di euro (in tre anni, fino al 2018) alla progettazione preliminare e definitiva di interventi di bonifica dall’amianto: i Comuni italiani che vogliono progettare un’attività di bonifica dall’amianto dagli edifici pubblici hanno tempo fino al 30 aprile per presentare la domanda online.

«Il nuovo decreto – spiegano dal ministero dell’Ambiente – definisce ulteriori dettagli sulle modalità di accesso, sui criteri di valutazione e formazione della graduatoria, con i relativi allegati tecnici per la documentazione di supporto alla domanda, mentre i criteri per accedere al fondo restano quelli fissati dal decreto del 21 settembre 2016: hanno precedenza gli edifici scolastici o entro un raggio non superiore a cento metri da asili, scuole, parchi gioco, strutture di accoglienza, ospedali e impianti sportivi, gli interventi su edifici pubblici già oggetto di segnalazione di enti di controllo sanitari, di tutela ambientale o di altri enti e amministrazioni, quelli con un progetto cantierabile in dodici mesi dall’erogazione del contributo e gil interventi nei Siti d’interesse nazionale o inseriti nella mappatura dell’amianto prevista dal decreto 101 del 2003. Ogni amministrazione può presentare un’istanza con più interventi per un importo massimo finanziabile di 15 mila euro».

Il primo bando (riferito all’annualità 2016) si era concluso il 30 marzo dello scorso anno con la presentazione di 235 istanze per diciotto regioni italiane. Un’azione meritoria che s’affianca però a una criticità storica nel nostro Paese per quanto riguarda la bonifica dall’amianto: la gestione dei rifiuti da bonifica, per la quale gli impianti presenti sul territorio nazionale sono non solo cronicamente insufficienti, ma addirittura in declino.

A fronte delle 32-40 milioni di tonnellate d’amianto stimate come ancora presenti su suolo nazionale, al 2015 – quando si fermano gli ultimi dati Ispra disponibili – il «numero totale delle discariche operative che smaltiscono rifiuti contenenti amianto» è appena 21, in tutt’Italia. Non a caso i rifiuti contenenti amianto rappresentano storicamente una voce rilevante nella quota di rifiuti che l’Italia spedisce all’estero: per la gran parte finiscono in Germania, dove vengono smaltiti in sicurezza (a fronte di ingenti spese da parte italiana). Esattamente un anno fa, però, è stato direttamente l’Ispra a spiegare – durante il convegno organizzato dal M5S alla Camera dei deputati – che «conferiamo l’amianto in Germania ma ci hanno fatto sapere che presto non lo accetteranno più e non esistono altre possibilità che creare dei luoghi di conferimento in Italia. Sarebbe poi auspicabile che i metodo in via di sperimentazione dell’inertizzazione dell’amianto fossero utilizzati su scala industriale».

Alcuni progressi su quest’ultimo punto sono fortunatamente in corso, come ha mostrato un recente convegno in Toscana cui ha presenziato il gestore locale Sei Toscana, ma da soli non possono bastare: «Uno dei principali problemi è che mancano le discariche: a volte i monitoraggi non vengono effettuati perché poi nasce il problema di dove poter smaltire l’amianto – ribadì nel già citato convegno del marzo 2017 Laura D’Aprile, dal ministero dell’Ambiente – Ci sono regioni che hanno fatto delibere definendosi a discarica zero e quindi quando faremo la programmazione del conferimento a livello nazionale ci andremo a scontrare con queste regioni».

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