Rifiuti, mancano gli impianti

L'analisi sugli scarti urbani di Ispra: netti passi avanti nel riciclo ma la carenza di centrali di trattamento e smaltimento spinge l'esportazione verso l'Est I I problema non è nella carenza di risorse economiche, ma piuttosto nel rifiuto aprioristico di soluzioni capaci di affrontare al cuore le criticità. È la conclusione alla quale si arriva analizzando il Rapporto Rifiuti Urbani di Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). «A fronte di alcuni risultati positivi sul fronte del riciclo, si conferma il grave deficit impiantistico nazionale sia per il flusso di rifiuti indifferenziati, che per quelli differenziati», commenta in proposito Chicco Testa, presidente di Fise Assoambiente, associazione che rappresenta le imprese che operano nel settore dell'igiene urbana, riciclo, recupero e smaltimento di rifiuti urbani e speciali. PESA LA CARENZA DI IMPIANTI Tornando al rapporto, i positivi riguardano il riciclo: aumenta la raccolta differenziata, migliorano le regioni del Centro e del Sud, aumenta il riciclo effettivo, raggiungendo a fine 2018 (quindi con due anni di anticipo) l'obiettivo del 50% previsto dalle normative europee. Ma lo studio conferma anche alcune difficoltà del settore, che si sono cronicizzate. In primis la carenza di impianti di trattamento e smaltimento, che spinge l'esportazione di rifiuti urbani all'estero, sempre più orientata verso Paesi dell'Est. Di pari passo aumenta anche la circolazione interna, con flussi importanti di rifiuti che viaggiano dal Centro/Sud al Nord, in particolare verso Lombardia, -Emilia-Romagna e Veneto, che hanno la maggiore dotazione di impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti. «Per fare un esempio, da Roma partono 180 camion carichi di frazione umida per fare 1.500 chilometri in direzione del Nord. Questo significa spreco di denaro e impatto negativo sull'ambiente», sottolinea Testa. Che ricorda come anche la raccolta differenziata non sia sufficiente. «La carenza di impianti non riguarda solo quelli addetti al riciclaggio, ma anche i termocombustori, nei quali finiscono i rifiuti che non possono essere riciclati. E lo stesso vale per le discariche, destinazione finale di ciò che non può essere bruciato». LA SFIDA DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA Queste tematiche si collegano al tema della transizione energetica, cioè il passaggio non più procrastinabile dall'utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili a quelle pulite, anche attraverso l'adozione di tecniche di risparmio energetico e di sviluppo sostenibile. «Su questo punto siamo tutti d'accordo, ma poi nella Penisola non c'è un impianto solare, eolico, idroelettrico a biomasse che non sia sotto contestazione. Siamo di fronte a una vera emergenza nazionale, da affrontare realizzando centinaia di questi impianti». Questo scenario ha spinto l'associazione a promuovere il premio Pimby green, alla seconda edizione, che mette in luce i casi virtuosi. Le iscrizioni sono aperte fino al 31 gennaio, con riconoscimenti per. la progettazione e realizzazione di impianti tecnologicamente avanzati per la valorizzazione dei rifiuti; il confronto, il dialogo e la partecipazione che sanno creare coinvolgimento positivo e responsabile nei cittadini; infine la pubblicazione di articoli e contenuti scientifici che contribuiscono a diffondere un'informazione trasparente su questi temi.

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