Lo sviluppo delle materie plastiche negli ultimi anni ha avuto un’evoluzione esponenziale sia per la quantità che per la tipologia prodotta e immessa nel mercato. Non esiste infatti una sola plastica, bensì molte tipologie di plastiche e per capirlo basta guardarsi attorno e notare come i prodotti che si trovano in commercio si differenzino tra loro proprio per le diverse tipologie di materie utilizzate per la realizzazione. Alcune di esse sono plastiche per così dire “nobili”, cioè che posseggono un valore, altre invece questo valore non lo hanno. Il tutto, come avviene in generale per le materie, dipende dalla loro possibile e facile immissione in cicli produttivi. Purtroppo oggi molti di questi prodotti sono costituiti da plastiche che non possono tecnicamente seguire quel percorso virtuoso che le porterebbe ad essere una nuova risorsa. Lo scenario in Italia si complica maggiormente in quanto i gestori ed i comuni si trovano “obbligati” a raccogliere in maniera differenziata tutte le tipologie di plastiche, anche quelle che non hanno valore, per far fronte agli obblighi in merito alle percentuali di raccolta differenziata da raggiungere. In più le politiche di incentivazione fino ad oggi adottate hanno portato a valorizzare economicamente l’avvio a termovalorizzazione e a non considerare invece il recupero di materia come settore sul quale investire anche attraverso la pratica degli incentivi. Prodotti da plastiche difficilmente riciclabili, oneri di raccolta differenziata di tali plastiche, mancanza di incentivi per il recupero di materia, sono di sicuro elementi che ostacolano lo sviluppo di una vera economica circolare che tenda ad allungare il più possibile la vita ai prodotti e che garantisca un effettivo avvio a riciclo delle materie.Oggi si rende quindi urgente garantire un ciclo di vita più sostenibile e più circolare ad un più ampio numero di prodotti e in tale senso pochi giorni fa, il Conai (Consorzio nazionale imballaggi) ha annunciato una piccola rivoluzione lanciando un progetto di diversificazione contributiva per gli imballaggi in plastica, con l’obiettivo di incentivare l’uso di imballaggi maggiormente riciclabili secondo le «tecnologie disponibili industrialmente note». In pratica, con questo progetto, si cercherà di incentivare la produzione di imballaggi attraverso plastiche facilmente riciclabili, giocando sul minor contributo che i produttori andranno a pagare, e di contro alzando il contributo che dovrà essere corrisposto da parte di chi invece produce ancora con plastiche meno nobili. I valori dei diversi contributi dovrebbero essere definiti nel giro di un anno. C’è da chiedersi se una volta a regime i rifiuti plastici da imballaggio meno nobili, verranno spinti fuori mercato a favore di quelli più facilmente riciclabili, e se cambieranno le modalità di raccolta e di gestione dei materiali, magari guardando a quei modelli dove i materiali riciclabili con profitto vengono intercettati direttamente dal mercato.