"Lo sviluppo delle imprese per uscire dalla crisi italiana". Gli Stati Generali della Green Economy si presentano con un titolo che è già di per sé un programma. La gestione dei rifiuti al centro del dibattito

La rivoluzione verde è entrata nel vivo. O se ne colgono le opportunità nell’arco dei prossimi sei anni, più o meno entro il 2020, o si perde un treno dal carico ricchissimo. Lo raccontano i numeri presentati alla 18esima edizione di Ecomondo. Basti pensare al giro d’affari globale dell’economia verde. Meno di dieci anni fa, nel 2005, secondo l’Unido era di 990 miliardi di euro. Nel 2020 sarà più che raddoppiato, toccando quota 2.200 miliardi di euro in sette settori chiave: efficienza energetica, gestione intelligente delle risorse idriche, energia, mobilità sostenibile, uso efficiente dei materiali e soprattutto gestione dei rifiuti e del riciclo. Quest’ultimo è il tassello essenziale per capire dove vogliamo andare. Anche qui, sono le cifre a dettare la linea, come riportato nel convegno degli Stati Generali dal titolo “Gestione dei rifiuti: un settore con ampi margini di crescita e ad alta intensità di occupazione”. Se l’Italia rispettasse gli obiettivi europei (50% di rifiuti urbani riciclati e dunque sottratti alle discariche) entro il 2020 potrebbe tirare fuori dal nulla qualcosa come 89mila posti di lavoro per un fatturato 2014-2020 da 6,2 miliardi di euro. E, secondo il Conai, il Consorzio nazionale per il recupero degli imballaggi, ci si potrebbe lanciare ancora oltre se tutte le Regioni superassero la soglia del 50%. Quella prospettata, infatti, è una stima sulla media nazionale che risente di squilibri geografici notevoli. Al momento sono infatti in regola solo sette Regioni: Piemonte, Lombardia, Trentino, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Sardegna. Fra il 2008 e il 2012 le imprese che si muovono nell’ambito della raccolta, del riciclo e della valorizzazione dei rifiuti sono cresciute del 12% toccando un giro d’affari da 9,5 miliardi di euro e trainando una salita occupazionale importante, segnata da un +19% (128.439 addetti). Se, tornando alla differenziata, riuscissimo a sfondare quota 60% le famiglie che abitano nelle città fra 50mila e 150mila abitanti vedrebbero inoltre ridursi le tasse sui rifiuti del 31%. Insomma, la green economy è uscita da tempo, come dimostrano anche i dati Greenitaly presentati di recente, la stagione delle mode divenendo una miniera di opportunità per tutti: istituzioni, ambiente, cittadini.
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