L’evoluzione del sistema di gestione dei rifiuti: da attività finalizzata a rimuovere e smaltire i rifiuti in governo di servizi e di flussi per favorirne il recupero, sotto forma di materia o di energia.

L’evoluzione del sistema di gestione dei rifiuti: da attività finalizzata a rimuovere e smaltire i rifiuti in governo di servizi e di flussi per favorirne il recupero, sotto forma di materia o di energia.

La Cassa Depositi e Prestiti (CDP) ha pubblicato a febbraio uno studio di settore dedicato al sistema di gestione dei rifiuti, dal titolo molto evocativo: “obiettivo discarica zero”. Perché – si legge nel rapporto – smaltire i rifiuti in discarica, in un Paese come l’Italia, significa utilizzare una risorsa scarsa, il territorio, a fini improduttivi e poco sostenibili per l’ambiente. Non solo: per un Paese che ha scarsità di materie prime come il nostro, interrare materiali che potrebbero essere reintrodotti nel circuito manifatturiero appare quanto mai illogico e antieconomico.Eppure nel nostro Paese vanno in discarica il 49,2% dei rifiuti prodotti, rispetto a una media europea del 37,2%, mentre il recupero di materia si attesta su un 20,8%, rispetto a una media UE del 25,4%, al 45,3% della Germania e al 32% circa di Paesi Bassi e Svezia. La situazione italiana si contraddistingue dunque per un generale livello di arretratezza del ciclo integrato dei rifiuti rispetto a molte esperienze europee. Le ragioni di questo gap rispetto all’Europa sono svariate, e in parte da ricondurre a un più generale divario di competitività dell’intero sistema Paese, ma il rapporto della CDP prova a elencare quelle più rilevanti. Intanto una politica industriale di sistema poco chiara in termini di obiettivi strategici e con una dotazione di strumenti economici e normativi poco coerenti e integrati; poi un assetto gestionale da ridefinire, sia dal punto di vista dimensionale sia in termini di integrazione territoriale e industriale; una dotazione impiantistica sottodimensionata e distribuita in maniera poco uniforme e organica nel territorio e infine livelli tariffari non ancora in grado di coprire interamente il costo del servizio e degli investimenti, definiti senza obiettivi di incentivazione all’efficienza imprenditoriale e lontani dall’essere dimensionati sulla base del principio “pay as you throw”, ovvero paghi per ciò che butti. Quindi serve un cambio di approccio che – si legge – deve naturalmente essere accompagnato da una trasformazione strutturale dei sistemi di gestione, che da mera organizzazione di servizi devono assumere il connotato di sistemi industriali in grado di gestire un complesso di attività integrate finalizzate al recupero, di materia e di energia.

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