II Forum Rifiuti: la rivoluzione italiana verso l’economia circolare

Il II Forum Rifiuti, organizzato a Roma il 7-8 ottobre da Legambiente, Editoriale La Nuova Ecologia e Kyoto Club, in partenariato con il Consorzio obbligatorio degli oli esausti, è stata un’importante occasione per porre al centro della discussione nazionale il tema dell’economia circolare e di come l’Italia possa diventarne leader europeo, a patto che vengano attuate politiche di sostegno alla filiera del riciclo e del riuso. Due giorni intensi di discussione e di presentazione di ricerche sul tema e di buone pratiche attuate che attestano che l’economia circolare è già praticata in alcune aree del nostro paese. «L’Italia è uno dei leader europei nell'industria del riciclo - ha spiegato nel suo intervento Duccio Bianchi, Presidente ASM Pavia e coordinatore della ricerca End Waste della Fondazione Symbola - ed in termini di riciclo procapite è il paese con la maggiore incidenza». Bianchi ha evidenziato che le dimensioni attuali dell’economia del riciclo (considerando come anno base il 2011, con aggiornamenti al 2012 e 2013) si attestano in 168mila occupati e 59 miliardi di fatturato; di questi 43mila occupati con 9,5 mld di fatturato nel settore della raccolta destinata al riciclo, 38mila occupati con 10,9 mld di fatturato in quello della preparazione al riciclo e 86mila occupati con 38,9 mld di fatturato nell’industria del riciclo (compresa la produzione di compost) .Molte le esperienze presentate di consorzi pubblici e aziende virtuose che costituiscono importanti attività di green economy, così come l’innovazione impiantistica della valorizzazione dell’organico, degli ecodistretti e delle cosiddette fabbriche dei materiali, come la Revet Recycling, che rende possibile il riciclaggio anche delle frazioni fino ad oggi avviate a incenerimento e smaltimento, con nuove opportunità ambientali, economiche, sociali. Ma «nonostante tante buone pratiche ed esperienze di successo, l’Italia non riesce a superare completamente l’emergenza rifiuti, perché purtroppo non esiste una politica nazionale che punti con decisione sull’economia circolare» ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Stefano Ciafani che ha aperto la prima sessione della giornata. «Questo settore oggi non viene considerato nelle politiche governative. – ha continuato Ciafani - L’Italia ha invece un gran bisogno di politiche e impianti per il riuso e il riciclaggio e di un nuovo sistema di incentivi e disincentivi che rendano la prevenzione e il riciclo più convenienti, anche economicamente, rispetto al recupero energetico e allo smaltimento in discarica». Già oggi, secondo la ricerca realizzata da Meriam Research e presentata al Forum, la filiera del riciclaggio della frazione organica è un’attività che produce vantaggi in termini di minori costi di realizzazione degli impianti, minori costi di conferimento e più posti di lavoro. La ricerca, condotta mettendo a confronto i dati relativi ad impianti di termovalorizzazione di nuova costruzione e impianti di compostaggio e digestione anaerobica, evidenzia infatti che ad ogni occupato nell’impianto di incenerimento, corrispondono tre occupati in quello di compostaggio; gli oneri finanziari al servizio dell’investimento per la costruzione di un termovalorizzatore incidono per il 30% contro il 3% di uno di compostaggio, ed infine i costi di conferimento sostenuto dalle amministrazioni locali per tonnellata conferita è mediamente di 103 euro per l’incenerimento (e senza il contributo dei certificati verdi inevitabilmente il costo di conferimento crescerebbe almeno sino a 115 euro) contro gli 83 euro a tonnellata per il compostaggio.

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