Biometano da scarti alimentari: il futuro carburante per i compattatori e per gli autobus?

Pensare di alimentare i mezzi usati per la raccolta dei rifiuti o gli autobus del trasporto pubblico con il biogas ottenuto dagli scarti alimentari potrebbe essere presto una realtà. Il biometano si può ottenere, infatti, dalla raffinazione del biogas generato attraverso la digestione anaerobica, una tecnica utilizzata nel riciclaggio della frazione organica dei rifiuti. E rientra nella sfera dei biocarburanti che anche l’Italia dovrà utilizzare per raggiungere l’obiettivo del 10% dei consumi di combustibili rinnovabili per autotrazione entro il 2020, come previsto dall’Unione Europea. In Italia il biometano può essere usato anche nel campo della mobilità grazie a un Decreto Ministeriale del dicembre 2013 che ne regola la produzione e la distribuzione; successivamente la legge 116 emanata quest’estate ha semplificato le autorizzazioni per la sua produzione ed entro il 31 ottobre sono infine attese le norme tecniche che dovranno stabilire le caratteristiche necessarie che dovrà rispettare per essere immesso in rete. «Per trasformare il gas prodotto da una trasformazione biologica in metano fruibile nelle case o per alimentare le auto, bisogna passare da una depurazione» ha spiegato nel corso del Forum sul compostaggio che si è svolto recentemente a Milano, Massimo Centemero, direttore del Consorzio Italiano Compostatori (CIC). «Stiamo aspettando di sapere – ha continuato Centemero- che tipo di purificazione dovremmo fare in impianto. Le aziende sono già pronte per partire». Ed i quantitativi non mancano. Nel 2013 sono stati trattati in impianti di compostaggio circa 4,7 milioni di tonnellate di rifiuti organici domestici, tra scarti alimentari e verde di giardino e, secondo il Cic, questo quantitativo potrebbe superare i 5 milioni di tonnellate nel 2014 ed arrivare a circa 6,5 milioni di tonnellate nel 2020, da cui si potrebbero ricavare oltre 480 milioni di metri cubi di biometano. Un sistema in grado di produrre il biometano sufficiente per alimentare i mezzi impiegati per la raccolta, creando un circuito virtuoso che, a partire dalla forsu, potrebbe permettere di ripagare il carburante necessario per la sua raccolta e di ottenere compost da utilizzare in agricoltura. Per raggiungere questi risultati, il Consorzio sottolinea però che bisogna superare alcuni elementi di criticità, primo tra tutti migliorare la qualità della frazione organica raccolta in maniera differenziata, ricordando che per separare dall’umido le frazioni plastiche che vi vengono impropriamente conferite si spendono ogni anno circa 12 milioni di euro.

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