Società benefit crescono sulla strada sostenibile

Per le società benefit inizia una nuova fase. Quella del cambio di passo, in cui le s.b. da novità da guardare con simpatia ambiscono a diventare una forza in grado di contaminare il modello imprenditoriale e più in generale di sviluppo nel senso della sostenibilità. Introdotte in ordinamento con la legge di Bilancio 2016 (l'Italia è stata il primo Stato sovrano al mondo a farlo), le s.b. hanno modificato geneticamente la natura delle imprese: nella "scatola nera" di una impresa s.b., infatti, non c'è più solo la ricerca legittima di un utile economico, ma anche quella di uno o più scopi sociali. Il che significa che se si fa impresa è anche per produrre, e lo si scrive nello statuto, un impatto sociale positivo e misurabile sulla collettività. Un anno fa la nascita di Assobenefit, l'associazione nazionale per le società benefit presieduta dall'onorevole Mauro Del Barba, che del Ddl istitutivo delle s.b. in Italia è stato il primo firmatario. Venerdì a Firenze, presso la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Assobenefit (nel cui Comitato scientifico siede anche l'economista Stefano Zamagni) ha celebrato la prima Giornata nazionale delle Società benefit. «Avere un'associazione - ha dichiarato nell'occasione Del Barba, che è anche primo firmatario del Ddl per l'introduzione dello sviluppo sostenibile in Costituzione - è fondamentale per unire le forze delle s.b., dare loro rappresentanza e portarne la voce nella politica, per far sì che la politica abbia la forza di cambiare lo stato delle cose. Non pensiamo però solo all'azione di lobbying, la cosa più importante in questo momento è farsi conoscere. Il nostro obiettivo è cambiare il modello di sviluppo italiano, per renderlo più sostenibile e più competitivo». È chiaro che in vista di obiettivi così ambiziosi occorre lavorare anche sui numeri, che sono in crescita costante ma ancora piuttosto contenuti. A oggi in Italia si contano infatti circa 500 società benefit, che hanno spontaneamente aderito al "movimento" s.b. in virtù di storia, valori e convinzioni, per una sorta cioè di affinità elettiva con i principi e criteri della sostenibilità. Serve dunque crescere di scala e a questo scopo Assobenefit intende guardare prima di tutto a filiere territoriali e di settore, partendo dalle multi-utility e dalle società partecipate. Sei Toscana, gestore del servizio integrato dei rifiuti urbani nei 104 Comuni dell'Ato Sud, ha annunciato la volontà di trasformarsi in s.b. proprio in occasione della Giornata di venerdì. E nei mesi scorsi aveva lanciato la proposta di un percorso comune per la trasformazione in s.b. ad altre utilities toscane e nazionali. Ma non ci sono solo i numeri. A Firenze si è parlato ad esempio di fare network e di stringere partnership (come quella annunciata con Slow Food), anche oltre confine, ad esempio agendo in sinergia con la rete nazionale e mondiale delle B Corp (il sito ufficiale di informazione delle società benefit, per esempio, è curato da B Lab, l'ente che certifica le B Corp). C'è stato un incontro con le scuole. Si è discusso di metriche per la valutazione d'impatto. E anche di s.b. che Paolo Ciocca, commissario Consob, ha definito un vantaggio competitivo normativo, un asset nazionale nella prospettiva Esg, cioè dei fattori sociali, ambientali e di governance cari alla finanza sostenibile. "Chi benefit comincia è a metà dell'opera" era lo slogan (con sito dedicato http://chibenefitcomincia.it/) della prima Giornata nazionale delle s.b.: l'Italia ha cominciato bene.

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